S.N.A.

Cara Malù, 

quando si è bambine/ragazzine/adolescenti si vive l'amicizia in modo molto estremo. Ci si vuole bene follemente, così tanto da dover condividere ogni particolare della propria giornata, da doversi vedere e sentire ogni giorno, da offendersi fino alle lacrime se non ci si sente ricambiate in questo bisogno di attenzione. Si creano rapporti totalizzanti nei quali qualunque altra persona viene vista come "estranea al gruppo" e ci si sente come se non fosse possibile voler bene a qualcun'altro nella stessa misura, essere compresi da qualcun'altro nella stessa misura. Da qui scattano terribili gelosie quando la povera amica del cuore amplia le sue amicizie, facendoci sentire trascurata spesso senza ragione.




Crescendo i rapporti si allentano. No, non diventano meno importanti, si allentano solamente, nel senso che amicizia non è più (necessariamente) sentirsi ogni giorno per raccontarsi ciascuna minchiata, vedersi ogni weekend, condividere qualunque aspetto della propria esistenza perché sennò "ah, vedi, non mi dici più nulla, mi escludi, non mi vuoi più vedere, non mi cerchi più, sei una stronza!", scambiarsi mille lettere cuoriciose, frequentare solamente il gruppetto ristretto che si conosce da una vita. Si matura, si cresce, si capisce che non si deve aver paura di perdere qualcuno perché non si riesce più a frequentarsi come prima, si accetta che a volte bisogna saper lasciare andare le persone senza farne un dramma, perché può capitare che si cresca in modo inconciliabile, e che di amicizie speciali ne possono nascere mille in ogni fase della vita. Si fa spazio per il nuovo ma soprattutto si impara che lo spazio a nostra disposizione è infinito, quindi, se non necessario, possiamo tranquillamente accogliere nuovi amici nella nostra vita senza dover cancellare nessuno.

Chi non ha avuto un'amica del cuore, unica e sola, al di sopra di tutto e tutti, almeno una volta nella vita? Ecco, sicuramente chi è riuscito a portare avanti un'amicizia del genere fino all'età adulta ha trovato un tesoro, ma sono sicura che qualche scossone e cambiamento questa amicizia l'ha dovuta affrontare e si è dovuta evolvere per rimanere in vita. 

Io, Malù, ho avuto diverse amiche del cuore alle elementari e poi alle medie e poi al liceo. Anche adesso ho delle amicizie più strette di altre, non le definisco più "amiche del cuore" ma sono comunque "le mie ragazze".
E poi ho avuto una S.N.A. 
Tranquilla, niente di pericoloso! S.N.A. sta per "sorelle nell'anima", così come è inciso su un braccialetto di argento che ho ancora e che ho ricevuto quando avevo circa dodici/tredici anni dalla mia, appunto, S.N.A.

L'ho conosciuta un'afosa estate a Roccella quando avevo dieci anni; lei fiorentina, io genovese. Sembrava un'amicizia estiva destinata a perdersi nei chilometri di distanza che ci separavano invece la S.N.A. è diventata mia amica di penna e mia amica estiva, quelle amiche estive con cui condividi le estati più belle della tua vita, quelle in cui non ti annoi mai anche se le trascorri in un buco di paese calabrese senza grandi attrazioni turistiche. Ma noi il divertimento ce lo portavamo dentro e non ci importava di altro.

Siamo davvero cresciute assieme. Tra risate, scontri, confidenze, offese, abbracci e schiaffi. 
Sì, abbiamo avuto alti e bassi. Come una calamita, non abbiamo mai smesso di cercarci, certe che comunque nessun'altro ci avrebbe mai comprese di più di quanto non facessimo l'una con l'altra. Però si cresce e si cambia e quando si cresce e si cambia lontane lo scontro con ciò che è mutato si fa più duro ad ogni nuovo incontro e rischia di mandare in pezzi tutto quanto. Rischi di trovarti davanti una perfetta estranea.

E, forse inevitabilmente, è successo anche a noi. Non ci siamo sentite per tre anni. E non sapevamo darci una spiegazione del perché. Mi ripetevo: "Succede. Però mi spiace. Però che posso farci, succede. Starà meglio così e devo accettarlo".

Poi mi sposo. Primo grande evento della mia vita senza S.N.A. Mancavano pochi giorni al matrimonio e...BUM! Sms che ha sciolto in dieci secondi il gelo di tre anni. Ho percepito la fatica dietro a quelle parole, la loro ricerca accurata, il desiderio di essere capita e, soprattutto, il sincero dispiacere per il tempo perso e un affetto ancora vivo.
Ci siamo riviste. Dopo l'imbarazzo iniziale, siamo state bene. Ci siamo date tempo. Ci siamo riviste altre volte. E' morto suo padre. E' nato mio figlio. Ci siamo viste in queste occasioni. Ho pianto con lei, ho sentito il dolore nelle parole pronunciate al funerale e l'ho ammirata per essere riuscita a pronunciarle. Ho riso con lei, al battesimo di Baby M., dandoci al karaoke come quando eravamo piccole. 
Ho compreso che siamo sempre noi. Io meno autoritaria e rigida del passato. Ho lasciato che contasse solo l'amore e l'intenzione di ricominciare. Un tempo non so se l'avrei fatto, temo di no e mi sarei giocata una possibilità di felicità. Perchè è vero che le S.N.A. forse non ci sono più, ma è un bene. Ci lasciamo respirare a vicenda, ci siamo sempre ma nel rispetto di quello che è l'altra e degli impegni che la vita ci impone. 

Ti voglio bene Ciombo, in un modo rinnovato ma non per questo meno vero. Trova la forza di superare tutto, che ce l'hai. E passa da me per una bella cantata e le confidenze notturne davanti al thè col latte (anche se non abbiamo più l'età per aspettare l'alba, lo so..).

Concludo con una delle hit delle nostre disavventure artistiche...U know what I mean ;)

 

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